Thursday, 27 January 2011

Il grande freddo (prologo) / The Big Chill (Prologue)

(For the English version, please scroll down)
Domanda: cosa ci faccio fuori di casa alle 6:00 di mattina con una tanica, una pompa e le stalattiti sotto il naso?
Risposta: sto bestemmiando.
Lo so che questa non e’ una vera risposta ma con la temperatura pericolosamente vicina allo zero il cervello tende a incepparsi. Aspettate che torno dentro casa...
A sentire certe persone, il Giappone vive gia’ nel futuro. Sara’, ma per certe cose siamo ancora all’eta’ della pietra. Prendete il riscaldamento: in Italia si spendono fior di soldi per impianti centralizzati e calderine spaziali; qui invece il massimo della tecnologia sono le stufe a cherosene che, se ci pensate bene, sono la soluzione migliore quando uno abita in una villetta prefabbricata in legno altamente infiammabile. Non solo: qui va di moda il “riscaldamento tattico”: si riscalda solo la stanza in cui si passa la maggior parte del tempo, vale a dire il soggiorno. Ne consegue che:
- quando ho una lezione privata nel mio studio, devo portarmi dietro la stufetta elettrica – che naturalmente non basta mai
- quando il Centravanti va a dormire e si cala fra le lenzuola ghiacciate, rischia l’assideramento (avete presente “La tenda rossa”?)
- quando ho un bisogno impellente nel cuore della notte, mi metto il cappotto.
Adesso capite perche’ i giapponini hanno inventato i cessi con la tavoletta riscaldata? Il problema e’ che il mio Capo ci vieta TASSATIVAMENTE di accenderla perche’ – non si sa come – perde acqua e si rovina il parquet.
Noterella storica: una volta i giapponesi – maestri di parsimonia ed essenzialita’ – usavano uno strano attrezzo chiamato kotatsu: un tavolo basso coperto da una trapunta e con una stufetta elettrica avvitata sotto. Le persone della casa infilavano le gambe sotto il tavolo, si coprivano il grembo con la coperta e passavano la serata a guardare la TV, mangiare mandarini e/o ubriacarsi. Alla fine c’era sempre qualcuno che si addormentava in questo modo, con la parte superiore del corpo scoperta, e che si risvegliava il giorno dopo con le solite stalattiti sotto il naso e un bel raffreddore.

Question: What am I doing outside my home at 6:00 a.m. with a gas can, a pump, and stalactites under my nose?
Answer: I’m swearing.
I know, this is not a real answer, but with the temperature dangerously close to zero my brain has the tendency to freeze. Wait a second; I’m going back in now…
According to some people, Japan is already living in the future. Maybe so, but for some things we are still living in the Stone Age. Take house heating: In Italy we spend lots of money in central heating; here, on the contrary, the most technological thing you can find is a kerosene heater – the best solution when you live in a highly inflammable wooden prefab house, when you think about it. Not only that: A very popular thing in Japan is “tactical heating” i.e. heating only the room where you spend most of the time i.e. the living room. As a consequence:
- when I do a private lesson in my studio I have to take with me the electric heater – that of course is never enough
- when the Center-Forward goes to bed and slides under the ice-cold sheets, he risks to die of exposure (do you remember “The Red Tent”?)
- when I have to answer the call of nature in the middle of the night… I put on the coat.
Now do you see why the Japanese have invented the WC with the heated seat? Problem is, my Boss STRICTLY forbids us to turn it on because somehow it leaks out and ruins the parquet floor.
Historical note: Once upon a time the Japanese – those masters of thriftiness and simplicity – used a strange thing called a kotatsu: a low table covered with a quilt, and with a small electric heater screwed to its underside. People of the house used to slip their legs under the table, covering the lower body with the quilt, and spending the evening watching TV, eating tangerines and/or getting drunk. There was always someone who inevitably fell asleep, with the upper body uncovered, and woke up the day after with the usual stalactites under his nose, and a nice cold.

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